BLACK TIME è il titolo legato all’ultima produzione artistica in cui preponderante è la presenza del nero, identificato come assenza di colore, che si lega all’idea di tempo buio e vuoto, quasi a suggerire le difficoltà dell’esistere in una società odierna sempre più disattenta ai bisogni e ai valori dell’uomo. Le opere indagano, quindi, la realtà contemporanea depurandola di inutili fardelli, per fornire al fruitore uno spaccato di forte impatto emotivo. Le drammatiche vicende umane trovano così un’accorata denuncia attraverso una serie di tele eseguite sull’onda emotiva delle informazioni che ogni giorno arrivano dai mass-media. Il colore divora i lineamenti fino a quasi distruggerne le fattezze umane e nell’urgenza di esprimere il dolore che provo non c’è il tempo per ponderare le forme e il colore che aggredisce così lo spazio restituendo violenti contrasti. Il rosso, colore della vita, diviene allo stesso tempo colore della morte; il bianco che si impone con prepotenza trova ampie campiture di nero che, come mura ovattate, poco raccolgono gli urli della materia. I colori scuri, dunque, si mescolano a zone luminose che dimorano nei tratti e nelle prospettive dei piani a volte audaci che si stagliano in orizzonti incerti, imprevedibili, instabili, a sottolineare le inquietudini del quotidiano, ponendo al centro unicamente l’uomo, la sua storia, il suo bisogno di ritrovare la propria identità, in un cosmo in cui la possibilità di perdersi sovrasta quella di ritrovarsi. Così gli orrori della guerra in Omaggio al Darfur, la povertà crescente dei paesi in via sviluppo in Infanzia martoriata, le più recenti e drammatiche vicende di mafia in "Chiuso per racket", nonché le problematiche ambientali in Ciò che resta, rimangono impresse nelle tele a testimonianza permanente di ciò che oggi accade. La drammatica lotta del popolo africano per riscattarsi o la pratica dell’infibulazione in InfibulAfrica non mi lascia indifferente né come donna né come artista. L’Arte, fortunatamente, per la sua peculiarità estetica intrisa sempre di verità mi fornisce uno strumento di comunicazione di cui non posso fare a meno. Il presente catalogo non contiene volutamente testi critici, poiché ritengo l’immagine sovrana, straordinaria testimonianza di quanto essa possa colpire, attraverso linguaggi originali, la coscienza individuale suscitando ineludibili riflessioni.
Lucia Paese, da oltre trent’anni è presente nei percorsi
dell’arte contemporanea; la sua è ormai una lunga e consolidata
carriera artistica, costellata da numerosissimi e importanti
riconoscimenti nazionali e internazionali. Da ultimissimo il
riconoscimento speciale nell'ambito del progetto “I Valori
dell'Uomo” organizzato dall'Associazione universitaria PUL con
sede presso l'UNICAL – Aula Magna 04/06/09 – quale insegnante
che utilizza l'espressione artistica come fattore di
integrazione e promozione del successo formativo di alunni
diversamente abili. Le opere in catalogo presentate nella
vernice della Galleria d’Arte “L'Incontro” di Cosenza, offrono
suggestive interpretazioni del mondo africano, e non solo. Ad
una proposta stilistica del tutto personale la Paese fa
coincidere la motivazione interiore di rendere l'arte non
ordinaria iconografia, bensì pura ricerca tendente a coniugare
la conoscenza di stilemi contemporanei all'attenzione verso
tematiche fortemente sociali. BLACK TIME è il titolo della
mostra e coincide con le istanze di una umanità sofferente di
soprusi e ingiustizie, in cui i diritti, anche quelli vitali,
sembrano irrimediabilmente negati. Nelle opere, di forte impatto
emotivo, si riscontrano colori graffianti, cupi e intensi,
sparsi su tela con sicura padronanza tecnica e preferenza spesso
per i toni del rosso che stanno a indicare la violenza che si
consuma nel mondo giorno per giorno, attimo dopo attimo.
L’Africa è un tema caro alla nostra artista, che ha saputo
rendere, senza scadere nel banale, nella retorica vuota e di
maniera, con un linguaggio espressivo ricco di cromatismi spesso
aggressivi che mettono in luce quel mondo in cui risaltano donne
nere e urli di munchiana memoria, lasciando nell’osservatore
emozioni forti. È anche un mondo dove pare trascorrere il canto
del grande poeta e uomo politico senegalese Senghor: un’Africa
sofferente e a un tempo mitica, quasi un ritorno all’innocenza,
al paradiso ancestrale.
Paolo Cristiani.